15 maggio 2010

Medioevo politico e «segreto»

Dalla confessione al diritto canonico, Chiffoleau indaga la nascita del soggetto politico europeo Un bel saggio, da non strumentalizzare
di Franco Cardini
Anzitutto, un motivo di soddisfazione per gli stu­diosi italiani. Il denso e robusto saggio che il noto me­dievista Jacques Chiffoleau, pro­fessore a Lione e ad Avignone, dedica a La Chiesa, il segreto e l’obbedienza è largamente ispi­rato agli studi di valorosi ricer­catori italiani. Ma, subito dopo, un motivo di preoccupazione. Siamo dinanzi a uno studio serio e rigoroso, di­fatti presentato nella severa col­lana 'Saggi' nella quale Il Muli­no ospita titoli di sicuro impe­gno scientifico e pertanto di so­lito destinati a una limitata dif­fusione e a una fruizione specia­listica. Il fatto è che questo libro potrebbe costituire un’eccezio­ne, ove lo si considerasse ridut­tivamente dedicato al sacra­mento della confessione e al segreto confessionale e lo si utiliz­zasse – impropriamente – nel contesto delle penose polemiche attuali sui veri o presunti 'silen­zi' da parte dell’autorità eccle­siastica dinanzi a eventuali compor­tamenti criminosi di alcuni suoi membri. Il problema certo esiste, né dev’essere eluso. Certo è che, d’al­tronde, tout se tient: e – come ha fat­to notare Adriano Prosperi nella sua lunga recensione su 'La Repubblica' – la problematica connessa con il rapporto tra 'colpe pubbliche' e 'colpe occulte', segreto confessionale e disciplina delle deroghe ad es­so, va ben al di là dei limiti del me­dioevo nei quali Chiffoleau, dati i li­miti delle sue competenze e dei suoi interessi, legittimamente si mantie­ne. Permane tuttavia il pericolo che questo libro venga letto con spirito a­nacronistico e attualizzante, alla lu­ce di fatti di cronaca e di polemiche di oggi, e frainteso come una ricerca sul segreto confessionale e le sue de­roghe.
Esso è in realtà molto di più: come il sottotitolo peraltro dichiara, siamo dinanzi a uno studio su 'la costru­zione del soggetto politico nel me­dioevo': siamo, in altri termini, di­nanzi alle radici medievali della mo­dernità occidentale e alla dimostra­zione che essa poggia fermamente su basi teologiche. È quel che Chiffo­leau intende alludendo «alla nascita della lex conscientiae e, attraverso la storia del foro interno, alla storia del­l’individuo e del soggetto contem­poranei; forse anche a un primo pro­babile sviluppo medievale dei dirit­ti individuali e dei diritti dell’uomo; e alla valorizzazione medievale dell’autonomia dell’individuo di fronte all’istituzione». Il che significa che le basi della modernità non riposa­no sul cristianesimo in generale (le forme ortodosse e orientali del quale hanno conosciuto altre vi­cende), bensì su quelle cristiano­occidentali, profondamente col­legate allo sviluppo della teologia e del diritto canonico, quindi al­lo sviluppo dell’autorità pontifi­cia.
Nella cristianità duecentesca, do­minata dal rigoroso costruirsi del­l’autorità pontificia sancita con chiarezza nel IV Concilio latera­nense ma anche dalla lotta im­placabile contro l’attacco dell’e­resia catara, i limiti tra confessio­ne sacramentale e confessione giudiziaria sono ardui a mante­nersi e la ribadita distinzione dei fori viene accompagnata da una loro complementarità. Nella Chiesa (che è l’intera societas ch­ristiana, l’insieme di tutti i fedeli di condizione sia chiericale, sia laica) il concetto di crimine e quello di peccato si costeggiano e s’incrociano, e il precetto di rive­lare gli occulta cordis affidando alla discrezione e alla mediazio­ne della Chiesa la decisione di ciò che solo a Dio spetta di giudica­re apre la strada ai tribunali in­quisitoriali dipendenti sì dall’au­torità pontificia, ma che operano in concreto e necessario rappor­to con il 'braccio secolare' e nel quadro del mantenimento della pluralità dei fori.
Certo, tale delicato equilibrio si spezza nel momento in cui la so­cietà civile cessa di essere una christianitas: da allora in poi, i pat­ti di convivenza tra assemblea dei fedeli in Cristo e società civile che vive etsi Deus non daretur vanno riannodati e ridefiniti. Nei rap­porti tra Chiesa e società secolarizzata, la reciproca lealtà è do­vuta, ma la prudenza e la discre­zione sono legittime e necessarie.
Jacques Chiffoleau, LA CHIESA, IL SEGRETO E L’OBBEDIENZA, Il Mulino, pp. 185, € 18,00
«Avvenire» del 15 maggio 2010

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