15 maggio 2010

Il nuovo Facebook si scontra con il nodo della privacy

di Luca Salvioli
Facebook, qualche settimana fa, ha introdotto una serie di novità che portano il sito di social network fuori dai suoi confini. Soltanto nella prima settimana 50mila siti internet hanno integrato il pulsante "Like" – una delle nuove funzioni più evidenti - all'interno delle proprie pagine. Gli utenti più smaliziati si sono subito accorti che il nuovo servizio comporta delle modifiche al modo in cui vengono trattati i dati personali. Gli altri avranno notato che la chat è funzionata a singhiozzo negli ultimi giorni. Il sito americano TechCrunch, un punto di riferimento sulla cultura digitale, ha segnalato un bug della piattaforma che rendeva pubblici i messaggi privati. Scoperta la falla, i tecnici di Facebook hanno prontamente bloccato il servizio per poi riaprirlo senza malfunzionamenti. E' stata solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che sta montando in queste settimane.
Uno dei blog più linkati in rete è quello di Matt McKeon, sviluppatore del Visual communication lab di Ibm, che ha realizzato un'animazione storica dell'invasione della privacy degli utenti da parte di Facebook dal 2005 a oggi. Il percorso è stato progressivo. Fino al 2010, anno della nuova piattaforma «Open Graph», che in termini tecnologici si traduce nella possibilità, per gli sviluppatori, di accedere al grafo sociale di Facebook, fatto di persone, relazioni e oggetti. In sostanza alcuni dati degli utenti possono essere utilizzati dai siti esterni. Per il momento la sperimentazione è stata avviata con Microsoft Docs.com, Pandora e Yelp. La "personalizzazione istantanea" fa sì che la navigazione, sui quei siti, conservi una serie di informazioni che l'utente ha consegnato al social network. Per eliminarla occorre andare sulle impostazioni di privacy e compiere una serie di passaggi.
Negli scorsi giorni un gruppo di senatori americani ha scritto una lettera a Mark Zuckerberg sollevando il tema della protezione dei dati personali, mentre 15 associazioni dei consumatori hanno fatto un esposto alla Federal trade commission. Il fondatore del più grande sito di social network non ha nascosto la sua posizione sul tema. In un'intervista di qualche mese fa aveva detto che nell'era del web 2.0 il concetto di privacy sta venendo meno. Ora Nick Bilton, un blogger che si occupa di tecnologia per il New York Times, ha scritto su Twitter che secondo un dipendente di Facebook "Mark non crede" nella privacy. Resta da capire cosa ne pensino le persone iscritte. Il sito ha raggiunto oltre 400 milioni di utenti attivi al mondo (16 milioni in Italia) e non sembra arretrare, anzi. Nel 2007, tuttavia, il sistema di pubblicità "Beacon", giudicato troppo invadente, venne ritirato a pochi giorni dall'introduzione. Dopo un mare di polemiche.
«Il Sole 24 Ore» del 10 maggio 2010

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