29 marzo 2010

Questa offensiva contro la Chiesa, perché smetta si essere Chiesa

di Alessandro Zaccuri
Dal punto di vista del New York Times, pro­babilmente, c’è un solo modo per u­scirne: la Chiesa smetta di essere Chiesa. Era quello che chiedeva già nel 2002, quando lo scandalo dei crimini sessuali commessi da sacerdoti esplose negli Stati Uniti e gli edito­rialisti del Nyt iniziarono a gareggiare con i colleghi di altre prestigiose testate Usa nella spregiudicata arte dell’equivoco. Le parole d’ordine, oggi come allora, sono sempre le stesse: fire e cover up, «licenziare» e «insab­biare ». La Chiesa cattolica deve disfarsi fero­cemente dei preti colpevoli, altrimenti rischia l’accusa di favoreggiamento. Detto altrimen­ti, la Chiesa rinunci a essere eccezione rispetto al mondo, rinunci a sanzionare e al tempo stesso a lavorare perché «nessuno vada perduto » neanche il più disperato e abbrutito degli esseri umani, e si conformi, in tutto, al­le regole del mondo. È una pretesa che tra­valica di molto la sacrosanta richiesta di giu­stizia e che, di conseguenza, nessun com­portamento della Chiesa riesce a soddisfare. Nel 2002 la risposta di Giovanni Paolo II fu chiara e severa, gli errori e gli orrori nel cle­ro statunitense furono affrontati senza scon­ti di sorta, figure autorevoli dell’episcopato pagarono di persona un comportamento ritenuto inadeguato. La volontà di moralizza­re la Chiesa dal suo interno, rimuovendo o­gni deposito di 'sporcizia', ha poi caratte­rizzato fin dal principio la missione di Bene­detto XVI, portando nelle ultime settimane alla pubblicazione della Lettera ai cattolici d’Irlanda, uno dei Paesi in cui la piaga dei reati di pedofilia compiuti da consacrati si è rivelata purulenta. Il contenuto del docu­mento è noto a tutti: una condanna inap­pellabile, un’applicazione intransigente del principio di trasparenza, una collaborazione piena e incondizionata con le istanze della giustizia ordinaria, una chiamata al penti­mento. Eppure, a quanto pare, ancora non basta. Negli ultimi giorni il New York Times ha alzato ripetutamente il tiro, cercando di colpire direttamente lo stesso Pontefice. Ie­ri, nella fattispecie, è toccato di nuovo al ca­so del 'sacerdote H', reintegrato nei suoi compiti pastorali nell’arcidiocesi di Monaco nonostante si fosse già macchiato di crimini sessuali. La Sala stampa vaticana ha smen­tito seccamente il coinvolgimento dell’allo­ra arcivescovo Joseph Ratzinger, ricordando come il vicario generale dell’epoca, monsignor Gerhard Gruber, abbia già ammesso la piena responsabilità al riguardo. Ma la cam­pagna andrà avanti, c’è da scommetterci, se davvero la posta in gioco non è più soltanto la tutela delle vittime, ma lo statuto stesso della Chiesa.
Ieri come oggi, si sono azzardate interpreta­zioni al limite del complotto: un certo esta­blishment Usa avrebbe voluto colpire i cat­tolici per la loro eccessiva vicinanza all’am­ministrazione Bush oppure per le critiche che una consistente parte dell’episcopato ha mosso ai contenuti della recente riforma sa­nitaria varata dal presidente Obama. Di si­curo c’è soltanto che il clima di diffidenza contro la Chiesa è stato l’elemento decisivo per il successo spropositato di un mediocre thriller compilato da un oscuro docente di storia dell’arte. Insomma, a guadagnarci fi­nora è stato soltanto Dan Brown con il suo Codice Da Vinci. Per il resto stanno perden­do tutti, a partire da un’opinione pubblica globalizzata bombardata allo scopo di oscu­rare la sofferenza e l’intima grandezza che accompagnano l’impegno di purificazione assunto da Benedetto XVI e di rovesciare sul­la Chiesa che richiama a una moralità supe­riore l’accusa della più bassa immoralità. Pro­babilmente non c’è bisogno di invocare al­cun complotto per comprendere che cosa sta accadendo. Agli occhi dei suoi detrattori la Chiesa ha l’imperdonabile difetto di ren­dere evidente ciò che la cultura contempo­ranea, al contrario, cerca con ogni mezzo di nascondere, e cioè l’esistenza di un ordine gerarchico e morale connaturato alla realtà, così come connaturata all’umano è la mate­ria oscura del peccato. Tutto questo risulta inaccettabile per certa mentalità e certi circoli ed è per questo che la Chiesa dev’essere 'li­cenziata', per questo il suo messaggio va 'in­sabbiato'.
Fire, cover up. A meno che, final­mente, la Chiesa non smetta di essere Chie­sa. A quel punto, forse, e soltanto a quel pun­to, perfino il New York Times potrà ritenersi soddisfatto. Ma non accadrà.
«Avvenire» del 27 marzo 2010

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