05 marzo 2010

L’Olanda è a rischio solo perché vince l’uomo anti-islam

Dopo il successo di Wilders mezza Europa grida al razzismo. Ma nessuno si chiede perché la destra piace alla gente
di Livio Caputo
In tempi normali, le elezioni amministrative olandesi vertono sulle tariffe dei parcheggi, le tasse sui cani e la raccolta della spazzatura. Ma questi, per il Paese dei tulipani, non sono tempi normali. Dopo che la coalizione di centro-sinistra del premier Balkenende è saltata sul mantenimento del corpo di spedizione in Afghanistan e il Parlamento ha dovuto essere sciolto in anticipo, la consultazione locale di martedì ha assunto la funzione di sondaggio d'opinione per le legislative del 9 giugno, con particolare attenzione per le prospettive del Partito della Libertà (Pvv) di Geert Wilders, che gli avversari definiscono xenofobo, anti-musulmano e ultranazionalista, e che si propone di «sottrarre l'Olanda al dominio di una élite sinistrorsa che coccola i criminali e favorisce l'islamizzazione del Paese». Il risultato non avrebbe potuto essere più eloquente: pur essendosi presentato con le proprie liste soltanto in due municipalità su 394 - Almere e la capitale l'Aja - il Pvv ha ottenuto tali consensi che, proiettando il risultato sul piano nazionale, tra tre mesi passerebbe dagli attuali 9 a 24 deputati, diventerebbe il terzo partito del Paese e potrebbe diventare essenziale per la formazione di qualsiasi governo di coalizione.
Wilders, 46 anni, chioma biondissima, è uno dei politici più controversi dell'Unione Europea. Accusato in patria di incitamento all'odio razziale, irriducibile avversario dell’uso del velo nei luoghi pubblici, si è visto negare recentemente il permesso di entrare in Gran Bretagna per presentare il suo film «Fitna», in cui equipara il Corano all'hitleriano «Mein Kampf» e sovrappone la lettura di alcuni dei suoi versetti più controversi a scene di terrorismo islamista. Ma un giudice d'appello ha cassato questa decisione, e proprio oggi Wilders sarà ricevuto alla Camera dei Comuni per una proiezione della controversa pellicola, che ha fatto infuriare tutte le comunità musulmane d'Europa e indotto vari imam a pronunciare fatwe contro il suo autore. Da allora, il fondatore del Pvv vive sotto scorta e non dorme mai per due notti consecutive nello stesso letto.
Milioni di olandesi «politicamente corretti» si stanno stracciando le vesti per questi risultati, obliquamente criticati perfino dal presidente Napolitano durante la sua visita a Bruxelles. La prospettiva di un governo condizionato dal Pvv, anche solo attraverso l'appoggio esterno, spaventa l'elettorato moderato sia in vista di un possibile acuirsi delle tensioni razziali, sia per possibili ritorsioni di alcuni Paesi islamici. Ma, se sarà confermata alle politiche, l'affermazione di Wilders sarà soltanto il risultato di una politica dell'immigrazione per lunghi anni troppo tollerante, di una presenza di musulmani al limite del tollerabile e di un clima di violenza e di insicurezza diffusa, simboleggiata dall'assassinio del regista Theo Van Gogh da parte di un fanatico marocchino ma che produce ogni giorno scontri e risse. «È la democrazia, bellezza», ribattono i seguaci di Wilders, parafrasando la famosa battuta di Clinton, e si preparano a promuovere il loro programma di contrasto all'invasione islamica; tra i punti più stravaganti, c'è l'imposizione di una tassa sui tessuti usati dai musulmani per i loro abiti tradizionali, che secondo il Pvv «inquinano il Paese».
È significativo che il partito più penalizzato dagli elettori sia stato quello laburista, che oltre a chiedere il ritiro dall'Afghanistan è anche il più morbido in materia di immigrazione e soprattutto il più favorevole a un grande sforzo di integrazione: secondo le proiezioni, scenderebbe il 9 giugno dall'attuale 23,4% al 16, meno del Pvv. Se, come dicono, l'Olanda è una specie di laboratorio politico della Ue, ci aspettano altre sorprese.
«Il Giornale» del 5 marzo 2010

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