02 marzo 2010

Lo sguardo sul reale prima di Raffaello

Dal 1848 in poi a Londra si riunirono i protagonisti del movimento arcaicizzante che si estese fino alla fine dell’800: i Preraffaelliti si ispirarono all’Angelico e al Perugino
di Giancarlo Papi
La pittura come missione. Era così che la intendevano i Preraffaelliti. Per loro la pittura doveva « andare verso la natura con onestà di cuore e camminare con lei, laboriosamente e fiduciosamente… » e doveva contrapporre allo sfibrato accademismo dell’epoca il senso etico individuato nella pittura primitiva italiana. Su queste basi, nel 1848, a Londra, si era riunito in Confraternita un ristretto gruppo di giovani, tutti più o meno ventenni: i pittori Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt e John Everett Millais, James Collison, lo scultore Thomas Woolner e i futuri letterati Frederick George Stephens e William Michael Rossetti. Furono loro i protagonisti di un movimento rivelatosi presto eterogeneo che ebbe vita breve, ma i cui sviluppi si estesero fino alla fine dell’Ottocento, e sui quali è incentrata la mostra I Preraffaelliti. Il sogno del ’ 400 italiano da Beato Angelico a Perugino da Rossetti a Burne- Jones (catalogo Silvana Editoriale) in corso a Ravenna al Museo della città. Curata da Colin Harrison, Christopher Newall e Claudio Spadoni, direttore del Museo, la mostra, che dopo Ravenna passerà al Ashmolean Museum di Oxford, è la prima promossa in Italia che in modo organico affronta il tema della pittura dei Preraffaelliti, soprattutto in relazione al ruolo artistico e culturale che il nostro Paese ha rivestito nella nascita del fenomeno. La mostra parte proprio dagli autori e dalle opere che hanno fornito motivo di ispirazione al nucleo originale della Confraternita. Ecco allora il Beato Angelico con le tavole forlivesi della Natività e della Preghiera nell’orto, Taddeo di Bartolo con le tavole dell’ Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunciata, il San Giovanni Evangelista, olio su tela di Lorenzo Costa, l’Adorazione dei pastori del Perugino e gli affreschi del Camposanto di Pisa di Benozzo Gozzoli conosciuti attraverso le incisioni di Carlo Lasinio, qui esposte per la prima volta. Nelle dichiarazioni di poetica, come nel concreto operare, il gruppo è sostenuto e influenzato dalle idee espresse da John Ruskin nei primi due volumi di Pittori moderni ( 1843 e 1846).
Già il primo di questi fornisce il substrato ideologico per il gusto della verità letterale, quel sentimento di fedeltà all’accadimento tipici del primo preraffaellismo. E sarà ancora Ruskin che, nella prima lettera al ' Times' in sostegno ai giovani artisti (13 marzo 1852), chiarirà come il loro arcaismo, più che essere vincolato all’imitazione dell’antica pittura come tale, risponda al bisogno di tornare a quell’arcaica onestà di dipingere che, dall’epoca di Raffaello in poi, si ritiene tradita. Si vedano, in proposito, Il primo anniversario della morte di Beatrice (1853) di Rossetti, opera di piccolo formato dai colori che ricordano i codici miniati e gli smalti medioevali o, dello stesso artista, Paolo e Francesca da Rimini (1855) in cui la suddivisione dello spazio rimanda alle pale d’altare. Il sogno primitivo dei preraffaelliti è sicuramente da intendersi come reazione a una modernità di cui diffidano, anche se l’altra polarità dei loro interessi (l’adesione al dato di realtà) e l’adozione di tematiche sociali li inducono a operare una strana commistione fra idealismo romantico, razionalismo e moralismo, che è tipicamente vittoriana. D’altra parte il travestimento nel passato, da un lato per sfuggire, dall’altro per connotare il proprio tempo, è fenomeno tipicamente ottocentesco. Nascono da qui gli antefatti di matrice simbolista e più precisamente da quello che viene definito il secondo momento del movimento, nato dall’incontro, nel 1856, fra Rossetti e i più giovani William Morris e Edward Burne­Jones, ancora allievi all’Exter College di Oxford. Rossetti è la personalità dominante del piccolo gruppo, le sue icone femminili in cui è completamente sublimato il dato naturalistico (La Donna alla finestra, 1870), insieme agli acquerelli di ispirazione dantesca, evidenziano il filone visionario della sua sensibilità. Al culto della ' verità di natura' si sostituisce l’ideale dell’autonomia dell’arte, l’Art for Art’s Sake, come si dirà, destinato a connotare il clima estetico degli anni a venire.
Eliminato l’impaccio condizionante di un rapporto diretto con il reale, si afferma dominante l’interesse per la qualità degli elementi formali, il riconoscimento della bellezza come valore, dato che costituisce un tramite liberatorio verso il Simbolismo, area inquieta nella quale le immagini non significano più solo ciò che rappresentano, ma suggeriscono significati altri e misteriosi.
Ravenna, Museo d’arte della città
I PRERAFFAELLITI
Il sogno del ’ 400 italiano da Beato Angelico a Perugino da Rossetti a Burne- Jones Fino al 6 giugno
«Avvenire» del 2 marzo 2010

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