06 marzo 2010

La moneta virtuale delle reti sociali

L'informazione nell'era dei Social network
di Luca Conti
Il web sociale è una galassia ancora in espansione, nell’universo internet, e tutti i più grandi sistemi solari sembrano testare nuovi confini. Solo nelle ultime settimane sono vari i record infranti: Microsoft ha superato 300 milioni di utenti con Windows Live Messenger, Facebook 400 milioni attivi e 100 milioni dal cellulare, Apple 125 milioni di carte di credito di utenti pronti ad acquistare contenuti, Twitter 1 miliardo di nuovi messaggi. In questo scenario l’ultima mossa è di Google, con il varo di Buzz a quasi 200 milioni di utenti della posta elettronica Gmail. Può questa crescita continuare all’infinito? Quale sarà il prossimo terreno di scontro, tra gruppi sempre più in rotta di collisione uno con l’altro?
La sfida finale, per la quale i grandi giocatori hanno appena cominciato a sfoderare le prime armi, si combatterà sul terreno delle alleanze, non tra i grandi viste le norme antitrust, ma con una miriade di piccoli pianeti, tra editori, sviluppatori, designer e innovatori. Dietro le quinte dello spettacolo costruito per i media e l’utente finale, con l’ascesa del real time web e la crescita impetuosa con il passaparola, migliaia di ingegneri sono impegnati nello sviluppo di una infrastruttura, semplice quanto sofisticata, attraverso cui ognuna delle grandi aziende vuole estendere il proprio dominio, oltre i confini delle attuali proprietà.
È su questa rete che si giocano le alleanze, la cui resistenza e forza è determinata dalle Api. Con questa sigla, abbreviazione di Application Programming Interface, si intendono le procedure che consentono agli sviluppatori di software di creare nuove applicazioni, che si interfacciano con una piattaforma di riferimento. Tali applicazioni danno nuova vita alla piattaforma, abilitando nuovi servizi oltre a quelli già supportati, grazie all’accesso controllato a dati, a profili e contenuti degli utenti. Un cavallo di Troia ribaltato, con il quale Facebook, Google, Twitter e Microsoft puntano ognuno a conquistare i piccoli centri del web, ancora indipendenti, e in prospettiva a invadere ognuno i territori degli altri. Una battaglia già cominciata, i cui contendenti crescono di giorno in giorno: Apple, Rim, Nokia, Intel Microsoft nella telefonia mobile, Amazon con Kindle e i produttori di tv Lcd per gli apparecchi connessi a internet.
Twitter e Facebook sintetizzano due tra le strategie già meglio delineate e possono essere presi ad esempio. Twitter, fin dalla sua nascita, decide di offrire un servizio minimale, oltre alla piattaforma per scambiare messaggi di 140 caratteri, invitando sviluppatori terzi a creare servizi supplementari. Lungo questa strada nascono e muoiono nuove applicazioni, oggi circa 50mila, tra le quali alcune acquisite da Twitter stessa, come Summize, diventato poi il motore di ricerca ufficiale della piattaforma. Facebook, a questa strategia di apertura a terzi per la creazione di nuovi servizi appetibili ai propri utenti, vara un ulteriore progetto, lungimirante quanto strategico: Facebook Connect. Con questo strumento, messo a disposizione di editori, sviluppatori e webmaster, Facebook offre a tutti i gestori di un sito web l’opportunità di accogliere gli utenti già dotati di un profilo sul network, facilitandone la partecipazione. Un sistema di ponti mobili, articolato quanto esteso, con il quale Facebook consente ai suoi utenti di navigare sul web e riportare nel proprio profilo attività, acquisti o contenuti prodotti.
Nel modello attuato da Twitter, il valore dell’economia indotta dalle applicazioni terze non genera moneta sonante, ma si rivela funzionale ad accrescere la base utenti senza investimenti in promozione, con l’obiettivo in parte già raggiunto di trasformare l’azienda in una piattaforma senza eguali, punto di riferimento globale per lo scambio di brevi messaggi in tempo reale. Più aumentano i servizi web che usano i dati di Twitter, più aumentano utenti e messaggi, più cresce il valore complessivo dell’azienda che gestisce la piattaforma.
Per Facebook, Connect è invece il canale attraverso il quale affermarsi come piattaforma di riferimento per l’autenticazione certificata, facile e sicura degli utenti in tutto il web. Nel breve termine ciò consentirà a Facebook di offrire a inserzionisti pubblicitari ed editori di sfruttare la profilazione dei suoi membri per campagne promozionali su misura, innovative, coinvolgenti quanto globali: la pubblicità comprata attraverso Facebook potrà quindi circolare in un nuovo network, con benefici potenziali per utenti ed editori. Nel medio termine, una nuova moneta virtuale circolerà lungo i ponti di Connect, attivando un nuovo sistema economico, simile a quello che oggi è PayPal. Yahoo! Si è già alleata con Facebook, annunciando a fine 2009 di abilitare gradualmente l’autenticazione con Connect ai suoi 600 milioni di utenti.
Ecco perché Google, con Buzz, ha annunciato la disponibilità di un sistema aperto di Api, da e verso i suoi servizi, per contrastare Facebook e in parte Twitter. Un sistema sulla carta molto appetibile, per il numero di visitatori e di utenti affezionati a Google, per le centinaia di migliaia di inserzionisti che investono in Google AdWords, per la volontà di aderire a standard aperti. Saranno, queste, armi sufficienti a imporsi anche nel web sociale?
«Il Sole 24 Ore (Nova)» del 17 febbraio 2010

1 commento:

Luca Conti - Pandemia ha detto...

felice che ti sia piaciuto :)