06 marzo 2010

Antigone, o la nuova questione rosa

Un volume di Maria Chiaia individua nella famiglia, nel lavoro e nella politica i nodi irrisolti di una convincente emancipazione femminile
di Elisabetta Musi
Antigone, emblema di una tensione irrisolta tra legge formale e coscienza, riflette ancora oggi la condizione femminile e il suo percorso incompiuto.
Incompiuto per « la varietà di situazioni di umiliazione e di silenzio » in cui le donne, in molte parti del mondo, sono costrette a soccombere a causa delle ingiustizie del potere, della negazione dei diritti umani fondamentali e della secolare soggezione che ne limita la libertà. Antigone pone una questione esistenziale, indica un cammino, rivolge un invito. A cui Maria Chiaia risponde con la testimonianza di una vita spesa per l’impegno civile e sociale, una vita illuminata dalla fede e dalla convinzione che la vocazione femminile alla priorità delle relazioni interpersonali possa essere motivo di cambiamento per l’umanità intera. Così come già auspicava Giovanni Paolo II nell’enciclica Mulieris Dignitatem, a cui il libro rende omaggio. Il percorso compiuto dall’Autrice è storico e tematico ad un tempo: nell’affrontare la questione femminile per come si è andata dipanando nell’ultimo ventennio del Novecento, sia in ambito laico che cattolico, Maria Chiaia ricapitola i guadagni conseguiti, indica e analizza i cambiamenti in corso e soprattutto si sofferma sulle questioni che attendono nuovi investimenti di pensiero e di azione in ambito nazionale e internazionale. Per una reale crescita della condizione femminile al centro delle politiche sociali deve trovare posto anzitutto la famiglia, «impresa e comunità di vita» , origine e fondamento del senso di responsabilità, di reciprocità e di autentica solidarietà.
Secondariamente è necessario che le donne si occupino della propria crescita personale, in relazione all’esercizio della cittadinanza democratica. Decisive a questo proposito sono le logiche occupazionali e la politica: per quanto si stia affermando una concezione del lavoro più attenta alle condizioni della persona e ad altre componenti quali salute, ambiente, risorse disponibili e tempo libero, « poco è cambiato nell’organizzazione (…) del lavoro, che è rimasto improntato al modello maschile.
Si rivelano qui i limiti delle politiche di parità, che in alcuni casi hanno portato ad un ritorno perverso della differenza (nuove discriminazioni), in altri alla delegittimazione di alcune scelte di vita in nome della carriera» . La politica del lavoro per le donne – fa notare Chiaia – deve essere promossa dalle donne, non deve essere settoriale ma coordinata, improntata ad « una continua composizione e scomposizione di elementi soggettivi, di istanze sociali, di rapporti formali e informali (…): dal privato al sociale e dal sociale al politico» . Ma proprio in politica le donne continuano ad essere poco presenti ed incisive, per quanto posseggano i requisiti per promuovere un modello di sviluppo maggiormente sostenibile. È necessario, conclude Chiaia, un programma di riforme istituzionali che assicuri rappresentanza dei cittadini, trasparenza della gestione amministrativa e partecipazione al governo del Paese. Gli attuali processi di globalizzazione riportano in primo piano la dimensione della persona, l’apertura all’altro, il «coraggio di essere». Su questo le donne di ispirazione cattolica sono chiamate ad assumere la centralità dei diritti umani quale punto di partenza per un’opera di testimonianza di fede che unisce ethos dell’amore ed ethos della responsabilità. Raccogliendo così e dando concreta traduzione al messaggio lasciato da Antigone.
Maria Chiaia, SULLE ORME DI ANTIGONE, Emancipazione femminile e laicità cristiana, Edizioni Studium. Pagine 250. Euro 18,50
«Avvenire» del 6 marzo 2010

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