11 marzo 2010

Al Keplero ci sono così tanti preservativi che l’amore è già diventato una noia

Di chi è questo?
di Annalena Benini
Adesso un quattordicenne, per fare la figura del figo davanti alla compagna di classe carina che non lo guarda mai, all’intervallo si fruga nelle tasche platealmente in cerca dei due euro per i preservativi. Anche lei, per non sembrare un’imbranata, va alla macchinetta ridacchiando con le amiche. Al liceo Keplero di Roma li chiamano “distributori di sicurezza”, li hanno piazzati nei bagni dei maschi e delle femmine in nome della parità (tradotto: ragazze, pensateci voi). Il consiglio di istituto ha pensato di “abbattere le barriere culturali che fanno considerare il profilattico ancora un tabù”. Non si capisce dove siano queste barriere: i distributori sono ovunque e le casse dei supermercati traboccano di profilattici accanto alle caramelle, l’unico tabù, per un adolescente, è avere i preservativi da troppo tempo nel portafoglio (significa che non c’è stata occasione di usarli, significa soprattutto che si sono sciolti e al dunque risulteranno inservibili).
I preservativi nei bagni del liceo tolgono il senso di avventura e di imprevisto che rendeva tutto un po’ più degno di essere ricordato: farsi molto pregare, cambiare idea mille volte, giura che mi ami, correre alla farmacia notturna, però spegni la luce, se arrivano i tuoi mi uccido. Adesso si fa l’amore con l’approvazione e con gli applausi del preside, dei genitori, del consiglio d’istituto, della bidella, del responsabile dell’educazione alla salute. Si viene lodati per la scelta consapevole, per la civiltà, per la maturità, per l’igiene, per il grande senso di responsabilità e per avere evitato la trasmissione di malattie. Non c’è un brivido, nessun segreto, nessuna paura. E’ come fare i compiti di educazione sessuale. Ci si può incontrare in bagno, comprare il coso di gomma e fare diligentemente il proprio dovere. Non sa che cosa siano i congiuntivi, scrive “ha” senz’acca, ha detto che per prendere sei al compito in classe dovrebbe andare al Louvre e invece era Lourdes, però sta sempre alle macchinette dei preservativi, promuoviamolo.
Ma ci si stufa in fretta: è tutto talmente facile che non c’è divertimento. Nemmeno l’ansia, anzi la speranza, di essere riconosciuti col pacchetto di preservativi in mano dalla cassiera che da piccoli ci regalava le caramelle, nemmeno cercare un posto segreto per non essere scoperti. Dovranno inventarsi qualcosa di almeno un po’ trasgressivo per non trovare il sesso noioso già a quindici anni. Quel fascio di preside vuole costringerci a usare i preservativi? E noi non cediamo all’intimidazione borghese.
«Il Foglio» dell'11 marzo 2010

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