28 febbraio 2010

L’ateista Dawkins, da risorsa del mondo razionale a “deficiente assoluto”

Gli amari disinganni del libero Web
di Nicoletta Tiliacos
Star planetaria dell’ateismo militante e abituato alla venerazione da parte dei propri fan, il professor Richard Dawkins sta da qualche giorno sperimentando che effetto fa ruzzolare giù dall’Olimpo e ritrovarsi nel giro di poche ore additato al pubblico ludibrio come rappresentante del peggiore oscurantismo. Proprio lui, il principe dei “Brights”, l’illuminato tra gli illuminati e ultradarwinista (il suo ultimo libro, pubblicato in Italia da Mondadori, si intitola “Il più grande spettacolo della terra. Perché Darwin aveva ragione”).
Come è potuto accadere? Il Times racconta che il biologo inglese – fresco pensionato dall’insegnamento universitario e ormai dedito a tempo pieno alla crociata contro i credenti, ovunque essi si annidino (lui li chiama “ammalati di fede”) – ha annunciato qualche giorno fa di voler ristrutturare la sezione del suo sito web dedicata alla discussione. Si tratta di una semplice “riorganizzazione editoriale”, dovuta al fatto che, ha modestamente scritto Dawkins, “siamo diventati una delle principali risorse del mondo per quanto riguarda le notizie scientifiche e il pensiero razionale”. Circostanza che, si capisce, comporta non poche responsabilità, oltre alla necessità di limitare al minimo le chiacchiere a vuoto e i pettegolezzi senza costrutto. Così, tempo un mese, sul frequentatissimo sito RichardDawkins.net (“Un’oasi della chiarezza di pensiero”), splendidamente rinnovato, chiunque voglia aprire nuove discussioni dovrà assoggettarsi all’approvazione preventiva dei responsabili dei forum. Un sistema “più pulito e più facile da usare”, allo scopo di “promuovere una più ampia varietà di utenti”. I quali sono da ora in poi pregati di “presentare soltanto nuove discussioni che siano davvero rilevanti per la ragione e la scienza”.
Apriti cielo. Dopo l’annuncio di Dawkins il suo sito è stato subissato di post di migliaia di frequentatori anonimi, offesi e inviperiti, i quali accusano l’ormai ex idolo di voler conculcare la facoltà di esprimersi senza limiti sul Web, vale a dire il prototipo e la premessa di qualsiasi altra libertà contemporanea. In un messaggio intitolato “Outrage”, Dawkins si dichiara stupefatto dalla mole e dalla virulenza degli insulti che hanno provocato la chiusura anticipata dei forum in attesa di ristrutturazione. Motivo per cui un ex fedelissimo ha scritto di essersi sentito ferito e sfrattato, come “chi torna a casa e trova le serrature cambiate. Il mio rispetto per il lavoro di Richard è ancora intatto, ma il mio rispetto per lui come una persona è a brandelli”. Questo è niente. C’è chi ha dato a Dawkins del “deficiente assoluto”, chi l’ha chiamato “ano di un topo in suppurazione”, chi gli ha spiegato di ritenerlo degno di ricevere “una manciata di chiodi giù per la gola”. Insulti al vetriolo dettati da “isteria biliosa”, si lamenta Dawkins, per meritare i quali bisognerebbe almeno “aver mangiato un bambino”, o aver “gasato un convoglio di persone inermi”, o quantomeno aver “stuprato un chierichetto” o scippato una vecchina dopo averla spinta giù dalla carrozzella.
In un commento sul suo sito, Dawkins riflette sul fatto che “sicuramente ci deve essere qualcosa di sbagliato in persone che possono ricorrere a certi eccessi di linguaggio”, e che reagiscono in questo modo spettacolare “a qualcosa di così banale”, come l’annuncio di una normale ristrutturazione di un sito. Ma non ci sono i soliti mostri di intolleranza protetti dall’anonimato. Purtroppo, anche coloro che usano termini più moderati “stanno reagendo alle modifiche proposte in un modo a dir poco isterico”. La conclusione, per Dawkins, è che “c’è del marcio nella cultura dello sfogo su Internet”, e che se ci fosse ancora qualche dubbio sulla necessità di cambiare le regole del sito, per quanto lo riguarda quei dubbi “sono ormai dissipati”. Povero Dawkins: una vita spesa a spiegare l’uomo come frutto dell’evoluzione e poi, in mezza giornata, i frutti più maturi e consapevoli di quel processo, i suoi devoti adepti, gli si rivoltano tutti contro, feroci e irragionevoli come tirannosauri.
«Il Foglio» del 27 febbraio 2010

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