30 ottobre 2009

La famiglia dimenticata

Grande assente nel dibattito politico
di Isabella Bossi Fedrigotti
Negli
Il dibattito politico, al di là di qualche flebi­le voce non raramen­te del tutto formale e superficiale, ignora la fa­miglia. Ma la ignora an­che dal punto di vista eco­nomico, nel senso che so­no spariti dall’agenda i provvedimenti tesi a so­stenerla. E questo quan­do la famiglia sembra og­gi più indispensabile che mai, tant’è vero che, se l’Italia riesce alla meno peggio a resistere alla cri­si, è merito, in buona par­te, proprio di questa «im­presa » tradizionalmente pronta a soccorrere i suoi membri in difficoltà.
Per non parlare della te­levisione, voce che urla, spesso sovrasta le altre e che la evita se non addirit­tura la irride, per esem­pio intitolando «La fami­glia » una trasmissione condotta da quattro per­sone fintamente giovani, che tra canzoni e musi­che si scambiano lazzi pe­santi e volgarità varie sui fatti del giorno. Oppure mettendo in scena la fal­sa famiglia allargata del «Grande fratello», il cui vero cuore casalingo è co­stituito da una doccia tra­sparente dove vedremo al­ternarsi — soli o in com­pagnia — i suoi vari e sempre più volutamente strampalati componenti.
Ma siamo sicuri che tut­to ciò corrisponda davve­ro alla realtà del Paese? Siamo sicuri che la mag­gioranza degli italiani — perché speriamo sia una maggioranza — ancora non del tutto prona al ma­gistero televisivo, non del tutto sconfitta nella gran­de guerra che ci vorreb­be, fin da piccoli, consu­matori fervidi prima di es­seri umani, condivida il suggerimento, sublimina­le certo, però diffuso e forte, secondo il quale la famiglia è cosa buona giu­sto per i nonni? E che, a prescindere dalle eventua­li convinzioni religiose, sia indifferente al destino dell’istituzione familiare in un tempo come questo di evidente disagio giova­nile oltre che di minaccio­sa recessione?
L’appello alla famiglia di un ormai ex politico ca­duto forse lungo la via dell’improvviso ed ecces­sivo potere è suonata — è vero — un po’ come un’in­vocazione lanciata da un moribondo alla Croce ros­sa. Tuttavia la risposta ab­bastanza imprevedibile della moglie ha in un cer­to senso confermato che, alla resa dei conti, anche per le cosiddette élite e non solo per gli strati più semplici della popolazio­ne, la famiglia non è affat­to istituzione da rottama­re bensì rete preziosa, a volte davvero unica e ulti­ma. E noi che avevamo spesso ironizzato sulle mogli di politici inglesi e americani, in piedi, con un sorriso amaro, però mano nella mano accan­to al fedifrago reo confes­so, dobbiamo riconosce­re che quella solidarietà forse non era legata sol­tanto alla paura di perde­re uno status.
Resta da chiedersi per­ché la famiglia tenda re­golarmente a passare per ultima nella vita pubblica italiana, dimenticata se non svillaneggiata dai mezzi di comunicazione. La risposta ce la può dare forse il diritto romano se­condo il quale il matrimo­nio è per prima cosa un contratto che, come tutti i contratti, costringe i con­traenti a delle responsabi­lità. Ma parlare di respon­sabilità nel Paese dell’eter­na giovinezza oggi pare a volte quasi un affronto. Per parte loro, politica e media si affrettano a con­validare questa tendenza, a metterci il timbro e far­la loro. Se non a promuo­verla.
«Corriere della sera» del 29 ottobre 2009

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