01 ottobre 2009

Giovani e gioco d’azzardo: troppe puntate, poca scuola

Secondo una ricerca di Nomisma un quarto degli studenti degli istituti professionali gioca tutti i giorni. Il 22% partecipa a 5 tipi diversi di «scommesse»
di Nicola Pini
Nel 2008 la spesa è aumentata del 13%, nel 2009 è atteso un altro +11% a quota 53 miliardi di euro: gli italiani sono sempre più coinvolti dai giochi. Molti tentano la fortuna, gli adulti e ancor più i gio­vanissimi. Nonostante la crisi economica o, forse chissà, anche in ragione della crisi: ca­la il Pil, il lavoro è in bilico, la scuola sembra inutile e aumentano le puntate, nella spe­ranza del «bingo» risolutivo, quello della svol­ta. Dal Superlenalotto, alle scommesse spor­tive, fino ai giochi on line, non c’è recessio­ne che tenga: tutti segni al rialzo. Ma alla fi­ne a brindare, accanto a qualche superfor­tunato, sono soprattutto le casse pubbliche, con l’Erario che prevede di rastrellare que­st’anno dalla tassazione sui giochi la cifra re­cord di oltre 8 miliardi di euro (vedi box). Un bel gruzzolo. Peccato però che sfrutti abitu­dini non sempre esenti da rischi, comprese le giocate dei minorenni anche in ambiti che sa­rebbero vietati dalla leg­ge.
A fornire uno spaccato dell’Italia che scommet­te è una ricerca di Nomi­sma che ha messo sotto i riflettori sopratutto il mondo dei giovanissimi, tra i quali la propensione al gioco è superio­re alla media. Nel 2008 ha puntato soldi al­meno una volta il 55% della popolazione con oltre i 15 anni, ovvero 28 milioni di italiani. Percentuale che balza al 68% nel campione di oltre 8500 studenti dell’ultimo biennio del­le superiori preso in esame. In pratica, han­no sperimentato il gioco 686mila ragazzi tra i 16 e i 19 anni su 950mila, con una spesa media mensile di 10 euro. Buona parte di lo­ro gioca poco e di rado, ma la tentazione non è uniforme ed è correlata al contesto terri­toriale, sociale e familiare. Si gioca di più al Sud (75% del campione), tra i maschi (76%) e negli istituti professionali (78%), dove ben un quarto dei giocatori lo fa tutti i giorni. Per gran parte dei ragazzi la puntata è un diver­timento occasionale, in genere rivolto a Grat­ta & Vinci, Superenalotto e Lotto. Ma c’è u­na fascia di «consumatori a rischio», come l’indagine sottolinea: quel 22% di giocatori che partecipa ad almeno 5 tipi diversi di «scommessa», il 24% che nasconde le sue a­bitudini ai genitori, il 12% che considera il gioco una dipendenza. Nel 5% dei casi poi questo vizio interferisce sugli impegni sco­lastici e familiari. I giovani censiti da Nomi­sma chiedono maggiori informazioni sui ri­schi connessi al gioco e affermano che i di­vieti di giocare sono spesso poco chiaro.
Così accade che la propensione a puntare soldi in giochi vietati ai minori sia nei fatti po­co simile tra gli adulti e i ragazzi. Ad esem­pio alle scommesse sportive in agenzia par­tecipa il 22% dei giocatori senior e il 20% di quelli junior. Alle scommesse on line le per­centuali sono vicine all’8% in entrambi i ca­si. Con le new slot si di­lettano il 21% dei grandi ma anche il 14% dei ra­gazzi. Evidente quindi che i controlli non fun­zionano a dovere. Come dimostra il fatto che a un vero e proprio gioco d’azzardo come il poker via Internet, regolarizza­to nel 2008 e che preve­de procedure di ricono­scimento on line, hanno partecipato in soli 4 mesi 80mila studenti.
«Il nostro obiettivo non è certo quello di au­mentare la propensione al gioco – ha spie­gato alla presentazione della ricerca Fran­cesco Rodano, dei Monopoli di Stato –. Il no­stro target è rappresentato da chi già gioca­va in modo illegale o ora può farlo in un con­testo con più tutele e controlli». Per Giorgio Rembado, dell’Associazione dirigenti della scuola, occorre però approfondire i rischi del gioco per i giovani, a partire «dalla dipen­denza e dalle contiguità e relazioni perico­lose che possono instaurarsi con il gioco clandestino e quindi con la criminalità or­ganizzata ».
«Avvenire» del 1 ottobre 2009

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