18 settembre 2009

Nencini e la Firenze di Dante, tra intrighi e lotte di potere

di Angelo Picariello
Un piccolo mercante 'traffichino' di Figline Valdarno che diventa consigliere del re di Francia, e un grande caduto in bassa fortuna, relegato all’esilio. Nella «Firenze livida di potere e ferita dalla guerra civile. Eppure affascinante e superba», come la definisce Franco Cardini nella prefazione, la storia di Ciampolo di messer Guido Franzesi detto «Musciatto» s’intreccia con quella di Dante Alighieri. L’uno beneficiato al massimo dalla fazione dei Guelfi neri (cui lega e offre le sue crescenti fortune) e l’altro al massimo avversato, fino a lasciare l’amata patria. Con L’imperfetto assoluto Riccardo Nencini (politico eclettico, presidente del Consiglio regionale toscano, segretario del partito socialista, ma anche grande appassionato di storia e romanziere) s’addentra nel pieno della Firenze del 1300, proprio quella celebrata (amaramente) da Dante. Una «storia vera – la definisce Cardini – . Un affresco storico sorprendente». Che prende spunto da un documento, un prezioso manoscritto, ritrovato dopo l’alluvione di Firenze del 1966 e che «dopo sette anni di studio e sette mesi di scrittura», racconta Nencini, consente di portare alla luce la figura, citata da Boccaccio nella Novella prima del Decamerone, di «Musciatto Franzesi di ricchissimo e gran mercatante in Francia cavalier divenuto...». Le due vicende personali si sfiorano, quasi s’incontrano, visto che la sorella di Musciatto andò in sposa Simone de’Bardi che in prime nozze si era unito alla decantata Beatrice. La Firenze del 1300, «patria del capitalismo finanziario», la definisce Nencini, e del fiorino, la moneta più scambiata nell’Europa del tempo, fa da sfondo alle grandi vicende e ai grandi personaggi del tempo: Filippo IV «il bello», il fratello di Carlo di Valois, papa Bonifacio VIII, lo schiaffo di Anagni, la lotta fra i Guelfi neri e l’alleanza fra Bianchi e Ghibellini, abbracciata da Dante.
Una città grande anche per dimensioni, anzi «enorme, una delle cinque città più grandi della cristianità. Grande quattro volte Londra; fucina culturale che getta i semi della fortuna medicea del Rinascimento». Una storia che racconta di un Dante 'reale', immerso nelle contese del tempo, e poi segnato dall’esilio. L’ultimo pensiero di Cardini va alla personale vicenda dell’autore, che dopo aver consegnato le bozze del romanzo ebbe un grave incidente stradale, che per qualche ora lo lasciò in balia, dice Cardini con san Francesco, di quella «sorella da la quale nullu homo vivente pò skappare». Un «privilegio», averla potuta guardare negli occhi per qualche istante. «Mi sono chiesto se, e in quale misura, e in quali passi, e in che modo questo romanzo sarebbe stato diverso», si chiede Cardini: «Può darsi che la risposta ci arrivi nel prossimo libro di Riccardo».

Riccardo Nencini, L'imperfetto assoluto, Mauro Pagliai Editore, pp. 448, € 19,00
«Avvenire» dell'8 settembre 2009

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