17 settembre 2009

Il testamento senza volontà

La Chiesa e la legge sul fine vita
di Giovanni Sartori
Paradossalmente, quando la Dc era al potere la Chiesa non comandava. De Gasperi e altri leader de­mocristiani agirono, rispet­to alle richieste del Vatica­no, secondo coscienza e seppero anche dire secca­mente No. Oggi la Chiesa comanda (parecchio) e Pro­di, pur cattolico fervente, la indispettì per aver osato dire che era «un cattolico adulto», e cioè capace di ra­gionare con la sua testa. E l’ulteriore paradosso è che oggi il più «aperto» ai vole­ri del Vaticano sia Berlusco­ni. Bossi tiene, e sulla im­migrazione clandestina non si piega. Invece Berlu­sconi, che non è certo un cattolico esemplare, è pron­to a cedere quasi su tutto (salvo che sulla sua perso­na). Il testamento biologi­co approvato tempo fa dal Senato e fortemente voluto dalla Chiesa, è stato appro­vato dalla sua maggioran­za. Ed è arrivato ieri alla Commissione competente della Camera per l’approva­zione definitiva. Si prevede che sarà ritoccato. Anche così resterà un testamento che viola la volontà del te­statore. Perché questo è l’intento della Santa Sede.
La Chiesa, e per essa il suo Pontefice, può sbaglia­re? Certo che può sbaglia­re. Tantovero che agli ulti­mi Pontefici è venuto addi­rittura il vezzo di chiedere scusa per errori e anche male azioni di loro prede­cessori. D’altronde la dottri­na della infallibilità papale è recente, è del 1870, e si ap­plica soltanto ai pronuncia­menti solenni, ex cathe­dra, in materia di fede e di morale. Quando papa Rat­zinger è andato in Africa a discettare di preservativi e di Aids, il suo discettare non era solenne ed era an­che sicuramente sbagliato. Nemmeno è vero che in quella occasione il Papa non abbia detto niente di nuovo. Sì, il Vaticano si op­pone da sempre agli anti­concezionali.
Ma un Ponte­fice non ha mai asserito, che io ricordi, che «la di­stribuzione dei preservati­vi » non serva a combattere davvero l’Aids: una tesi (ci­to dalla importante rivista Lancet) che «manipola la scienza».
Restiamo al testamento biologico, in merito al qua­le il Vaticano vuole ad ogni costo impedire ulteriori «omicidi», se non assassi­nii, alla Eluana. Perché, nel­l’autorevole dire del cardi­nale Bagnasco (presidente della Conferenza episcopa­le italiana, e cioè dei nostri vescovi), non è accettabile «un diritto di libertà tanto inedito quanto raccapric­ciante: il diritto di mori­re ». Ma «raccapricciante» è invece per me la tesi del cardinale.
Come è ovvio, i miei di­ritti di libertà sono limitati e delimitati dai diritti di li­bertà degli altri. Cioè, io so­no libero finché non inva­do e danneggio la libertà al­trui. E viceversa. L’unica ec­cezione, l’unico diritto di li­bertà assoluto, che spetta soltanto a me perché è sol­tanto «solitario», è il mio diritto di morire (di morte naturale) come scelgo. Per­tanto la novità, l’inedito, è che si vuole persino negare la libertà di morire senza inutili sofferenze e prolun­gate agonie. Sia chiaro: questa imposizione, que­sta illibertà, esisterebbe so­lo da noi. Dal che ricavo che il testamento biologico «alla Vaticana» dovrebbe essere rispedito al mitten­te. Libera Chiesa nel suo li­bero Stato. Aggiungi che la partita non è — come ha ben precisato Massimo Sal­vadori — tra cattolici e lai­ci. È, piuttosto, tra un rina­to sanfedismo, un fidei­smo che acceca la ragione e, dall’altro lato, tutte le persone, laiche o cattoli­che che siano, che voglio­no decidere da sé sulla pro­pria sorte, o, se si vuole, malasorte.
Su questo articolo, leggi il commento di F. D'Agostino apparso su Avvenire del 17 settembre 2009
«Corriere della sera» del 16 settembre 2009

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