05 agosto 2008

Così rivelò al mondo tutte le atrocità dei gulag staliniani

di Giovanni Bensi
Aleksandr Isaevich Solzhenitsyn era nato l’11 dicembre 1918 a Kislovodsk nel Nord- Caucaso e fino al 1962 ha svolto la vita del cittadino sovietico ' normale', ed in questa ' normalità' per milioni di persone rientrava anche l’arresto e la deportazione. Non tutte le vittime però poterono renderne testimonianza. Solzhenitsyn ebbe più ' fortuna': appunto nel 1962 la rivista Novyj Mir, diretta dal 'liberale' Aleksandr Tvardovskij, approfittando della ottepel’, il ' disgelo' di Nikita Khrushchev, pubblicò il primo racconto di Solzhenitsyn, Una giornata di Ivan Denisovich, che rivelava il mondo terribile dei lager staliniani. Solzhenitsyn li conosceva per esperienza diretta: nel 1941, una volta laureatosi in matematica e fisica, si era arruolato nell’esercito, aveva combattuto nella ' Grande guerra patriottica' e nel febbraio 1945 fu arrestato.
Più tardi, nell’autobiografia inviata al Comitato per il Premio Nobel, di cui fu insignito nel 1970, Solzhenitsyn stesso descrisse le circostanze della cattura: « Fui arrestato in base alle ispezioni della censura sulla mia corrispondenza con un compagno di scuola nel 1944- 45. Soprattutto per i giudizi irrispettosi su Stalin, benché lo citassimo solo con uno pseudonimo. Come ulteriore materiale di accusa furono usate le minute, trovate nel mio zaino, di racconti e componimenti. Tutto questo però non bastava per un regolare processo e così nel luglio 1945 fui condannato a otto anni di lager, secondo una pratica allora largamente diffusa, con una decisione della commissione speciale dell’Nkvd » .
Nell’Unione Sovietica, Una giornata di Ivan Denisovich, come le altre opere di Solzhenitsyn dello stesso periodo (La casa di Matrjona, Un caso avvenuto alla stazione di Krecetovka) venivano avidamente lette, ma dopo la destituzione di Khrushchev e l’avvento di Leonid Brezhnev la situazione peggiorò. La persecuzione dello scrittore incominciò nel 1967, quando egli inviò al congresso degli scrittori sovietici una lettera aperta con l’invito ad abolire la censura. I romanzi di Solzhenitsyn Nel primo cerchio e Reparto cancro, depositati nella redazione di Novyj Mir, non poterono essere pubblicati, cominciarono a circolare in samizdat ( pubblicazioni dattiloscritte clandestine) e alla fine furono stampati in Occidente. Per questo Solzhenitsyn fu escluso dall’Unione degli Scrittori, ma fuori dell’Urss egli ottenne il massimo riconoscimento: l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1970. Tuttavia egli poté ricevere il premio solo quattro anni più tardi, dopo l’espulsione dall’Urss.
Questo provvedimento, preceduto dalla revoca della cittadinanza sovietica, fu preso dopo che Solzhenitsyn nel 1973 fece pubblicare in Occidente la sua opera più nota, Arcipelago Gulag. Questa analisi dettagliata e spietata del terrore staliniano ebbe una grande influenza non solo nei Paesi democratici, dove indusse molti ad una revisione critica del precedente atteggiamento benevolo verso il comunismo, ma anche nell’Urss, dove il libro arrivava attraverso canali clandestini. Il 12 febbraio 1974 Solzhenitsyn fu arrestato, accusato di « tradimento della Patria » , provato della cittadinanza sovietica e deportato in Germania Occidentale. Poco più tardi anche la moglie e i tre figli poterono raggiungerlo. Dopo tre anni trascorsi in Svizzera, Solzhenitsyn e la sua famiglia si trasferirono negli Usa.
Dopo aver vissuto 20 anni in Occidente ( dove si dedicò a scrivere il monumentale ciclo storico La ruota rossa sugli avvenimenti della Prima guerra mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre), Solzhenitsyn poté tornare in Russia dopo la caduta del comunismo e lo sfaldamento dell’Urss.
Egli approvò il primo avvenimento, ma criticò il secondo. Idealizzava l’impero, soprattutto nelle sue forme patriarcali precedenti l’' occidentalismo' di Pietro il Grande, richiamandosi ai valori della Chiesa ortodossa, ma spesso, come traspare da alcune sue dichiarazioni, non tanto di quella ' ufficiale' quanto quella dei ' vecchi credenti', la setta rigorista ( spesso citata anche da Dostoevskij) staccatasi dalla Chiesa ufficiale nel XVII secolo.
Anche il suo aspetto fisico, ascetico e con una gran barba fluente, ricorda quello dei ' vecchi credenti'. In Russia pochi furono in sintonia con lui. Egli sperava di prendere parte alla vita politica del Paese, ma le cose andarono diversamente. Molti di coloro che lo avevano ammirato per la sua critica del comunismo ( da lui condannato anche perché ' non russo' nelle sue radici) non accettavano le sue idee monarchiche e nazionaliste. Solzhenitsyn aveva duramente criticato il defunto presidente Boris Eltsin per il suo « liberalismo » e addirittura rifiutò un’alta onorificenza, l’Ordine di S. Andrea, osservando che « l’atmosfera non è propizia » . Invece, in nome di un « autoritarismo illuminato » Solzhenitsyn finì col simpatizzare con un ex agente del Kgb quale Vladimir Putin, dal quale l’anno scorso ha accettato anche un premio.
La delusione di Solzhenitsyn per la ' nuova Russia' traspare anche dai titoli dei suoi ultimi libri: La Russia nella frana ( Rossija v obvale) e Il grano di frumento è finito tra due macine. Questi libri, scritti alla fine degli anni ’ 60, hanno provocato molte discussioni in Russia, come anche i due volumi di Solzhenitsyn Duecento anni insieme, sui rapporti fra russi ed ebrei, dai quali sembra trasparire una certa ostilità verso questi ultimi.
“Avvenire” del 5 agosto 2008

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