04 gennaio 2008

Cloni, la profezia di Huxley è realtà?

di Lorenzo Fazzini
Il «Mondo Nuovo» di Aldous Huxley? Non ce ne siamo accorti, ma il treno che ci condurrà alla società preconizzata dal romanziere inglese ha già lasciato la stazione di partenza. E ci sta portando ad una realtà in cui sarà minata alla radice «la nostra autocomprensione come esseri umani». Tutto ciò avviene a causa di uno «scientismo senz’anima» che sta pian piano prendendo sempre più piede anche nella coscienza pubblica.
Tale brutale denuncia non è di un moralista qualsiasi e nemmeno di un esponente ufficiale di qualche religione, bensì del braccio destro del presidente americano George W. Bush nel campo della bioetica. Leon R. Kass, già primo presidente del Comitato statunitense di bioetica (aperto dalla Casa Bianca nel 2001), non ha lesinato nel tratteggiare scenari foschi durante il suo recente intervento alla Wriston Lecture, tenutasi nei giorni scorsi al Manhattan Institute di New York.
Rifacendosi al contesto letterario dell’autore di The Brave New World – che già nel suo recente libro Le sfide della bioetica (Lindau) Kass aveva usato come modello di confronto – lo studioso americano ha tratteggiato una situazione in cui la scienza contemporanea sembra gareggiare per distruggere i riferimenti religiosi ed etici: «Le scoperte scientifiche vengono elencate per combattere contro gli insegnamenti tradizionali delle religioni e della morale, così come in opposizione alla nostra autocomprensione di creature che possiedono libertà e dignità».
Con un semplice elenco dello stato dell’arte della ricerca biochimica Kass ha dato conto della condizione attuale nel campo della biomedicina, dove «si va oltre la terapia» e nella quale gli approdi scientifici «potranno presto essere usati per trasformare la stessa natura umana».
Eccola, la fotografia di Kass: «La pillola. La fertilizzazione in vitro. Uteri artificiali. Clonazione. Industria genetica. Computer impiantati nel cervello» sono alcune delle «conquiste» della scienza attuale. Che però, per il consulente di Bush, non sono paradossalmente il maggior pericolo per l’umanità: lo è invece «la filosofia che guida la maggior parte della comunità biomedica, ovvero uno scientismo senz’anima».
Il cui assioma si sintetizza così: «La nostra nuova biologia, eliminando tutto il mistero, può dare una completa descrizione della vita umana, dando anche spiegazioni scientifiche del pensare, amare, creare, dei giudizi morali e pure del perché si crede in Dio».
Non è una questione che riguarda solo chi crede: «Tutti i sostenitori della libertà e dignità umana – anche coloro che tra noi sono atei – devono capire che la propria umanità è in pericolo», avverte il bioeticista statunitense. Epperò nel milieu culturale non sembra esserci la consapevolezza di quanto queste questioni siano centrali; Kass ne dà una prova citando il sostegno dato dall’Accademia dell’Umanesimo – che includeva filosofi come Isaiah Berlin e Kurt Vonnegut – alla clonazione umana: «I benefici potenziali della clonazione possono essere così grandi che sarebbe una tragedia se vecchi scrupoli teologici conducessero a una reazione luddista della stessa clonazione », si legge in un testo dell’Accademia.
È quindi ora di agire con forza se non si vuole assistere – chiosa Kass – alle estreme conseguenze dello scientismo senz’anima. Che sarebbe poi «l’erosione, probabilmente quella decisiva, dell’idea dell’uomo come essere nobile, con dignità, prezioso e fatto ad immagine di Dio, rimpiazzata con un’altra comprensione dell’uomo, inteso niente meno che puro materiale da manipolare».
«Avvenire» del 4 gennaio 2008

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