23 dicembre 2007

Staminali e ultras dell’antiembrione

Le nuove scoperte scientifiche accendono il risentimento dei crociati «laicisti»
di Pierluigi Battista
Davvero non si capisce un tono tanto rancoroso e indispettito per una notizia che, ragionevolmente, dovrebbe rallegrare un pò tutti. Se c’è il minimo dubbio (eccome se c’è) che in un embrione sia racchiusa una vita umana, non si dovrebbe forse festeggiare la prospettiva che si possano ottenere dalle cellule staminali adulte eccellenti risultati medici e scientifici senza dover sacrificare nemmeno un embrione? Se il professore giapponese Shinya Yamanaka ha trovato il modo di «riprogrammare» staminali adulte per equipararle alla versatilità e alla polivalenza di quelle, totipotenti, degli embrioni; e se lo scienziato padre della pecora Dolly abbandona le ricerche sulla clonazione per rivolgere la sua attenzione alle grandi potenzialità contenute nelle staminali adulte, non dovrebbero anche le persone digiune di scienza (come chi scrive) compiacersene, incoraggiate da scoperte che potrebbero guarire terribili malattie senza scivolare in una china etica al cui fondo c’è l’eugenetica e la soppressione della vita sia pur minuscola? Invece no. Dalle parole di Carlo Flamigni, scienziato che si è molto speso nella campagna per la ricerca sugli embrioni, traspare un tale risentimento, un’amarezza così incontenibile per gli esiti di quelle ricerche, da alimentare il sospetto che quelle ricerche lo abbiano reso orfano di un argomento formidabile da adoperare nella crociata contro la bieca piovra clericale che con crudeltà infinita vorrebbe infliggere dolore e malattia per chissà quale tenebroso disegno. E che delusione, nel lessico del segretario radicale Rita Bernardini che sul Corriere replica a Ernesto Galli della Loggia lamentandosi ancora una volta dell’«oscurantismo» degli «ultras dell’embrione». Ma la laicità non significava forse disponibilità al dubbio, attitudine a conformarsi ai risultati della ricerca scientifica senza dogmatismi e pregiudizi dettati dalla fede e dall’ideologia? Un laico dovrebbe salutare il buon giorno in cui viene detto che si è aperta una strada per la cura di malattie terribili salvaguardando l’integrità di un embrione, non accettando la logica, contraria a ogni forma di elementare umanesimo, in base alla quale per salvare una vita occorre necessariamente sacrificarne altre, più deboli, se non inermi. E invece reagiscono come dottrinari resi furiosi dalla prova della realtà, fanatici dell’embrione privi di un nemico da azzannare per indicarlo come un nemico dell’umanità. Ovviamente non è detto che all’annuncio degli scienziati pro staminali adulte segua il mantenimento di una promessa: questo lo deciderà la scienza, non una polemica giornalistica. Ma resta lo sconcerto per il cipiglio dei fanatici dell’embrione che, anziché dei dettati della scienza, sembrano prigionieri di uno spirito di crociata, sordi a ogni dilemma etico che almeno per prudenza, almeno per omaggio a quel «principio di precauzione» invocato con spensierata disinvoltura in mille occasioni, dovrebbero pur prestare ascolto alle perplessità sulla natura «umana» degli embrioni. Se ci fosse anche un piccolo dubbio, l’annuncio degli scienziati che dicono possibile un risultato medico-scientifico entusiasmante anche senza la cancellazione di qualcosa indicata come una vita umana sarebbe un annuncio gioioso. Il rancore, meglio riservarlo a occasioni più tristi.
«Corriere della sera» del 3 dicembre 2007

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