31 dicembre 2007

Accelerare il divorzio fa male ai matrimoni

Una pratica da sbrigare in sei mesi
di Giacomo Samek Lodovici
La commissione Giustizia ha adottato come testo base un articolato del senatore del Pd, Massimo Brutti, che ha nell’articolo 1 il suo punto saliente: per ottenere il divorzio basta un solo anno (rispetto ai tre attuali) e questo accorciamento vale ugualmente per le coppie con e senza figli.
Brutti ha fatto intendere che si potrebbero anche abbreviare i tempi a soli sei mesi, nel caso in cui non ci siano figli ed entrambi i coniugi vogliano consensualmente prendere ognuno la propria strada.
Lasciando gli aspetti giuridici agli specialisti e soffermandoci invece su quelli etici e sociali, dobbiamo rimarcare che questa proposta di legge é molto grave. Il divorzio, contrariamente a quello che ritiene la maggior parte delle persone, è una pratica moralmente sbagliata (diversamente dalla separazione che, in certi casi, è moralmente lecita) già per la ragione (senza bisogno della fede), cioè dal punto di vista laico. Poiché non abbiamo qui lo spazio per argomentarlo, possiamo almeno sottolineare che un’accelerazione delle procedure di divorzio è gravemente dannosa, sia nel caso che ci vadano di mezzo dei bambini, sia nel caso in cui non ne siano nati.
Quando ci sono dei bambini, essi sono le principali vittime del divorzio. Decine di studi rilevano la sofferenza e, spesso, anche le patologie psichiche provocate nei figli dal divorzio dei loro genitori. È perciò già sconcertante che la proposta di legge non faccia alcuna differenza, nel concedere l’accorciamento dei tempi per il divorzio, tra coniugi che hanno bambini e quelli che non ne hanno.
Inoltre, una norma che abbrevia l’iter del divorzio accorcia proporzionalmente anche i tempi per un ripensamento e per una riconciliazione, che è possibile sia tra coniugi che vivono insieme, sia tra coniugi che vivono già separati. Infatti, anche i separati a volte si riconciliano: è difficile ma non impossibile.
Secondo una ricerca di P. Fagan, negli Stati Uniti sarebbe del 20% la percentuale dei separati che si riappacifica. Quale che sia questa percentuale, resta il dato di fatto: alcuni coniugi riescono a superare le divergenze ed a rilanciare il loro matrimonio, con grande beneficio per i figli.
Se invece non ci sono tempi di ripensamento, i divorzi proliferano. In Spagna, Zapatero ha ridotto i tempi del divorzio a soli tre mesi, cioè ha quasi cancellato i tempi per una riappacificazione. Risultato: nel 2006 i divorzi in Spagna sono aumentati del 74,3% rispetto al 2005. E l’aumento è particolarmente significativo nelle coppie che hanno divorziato prima di un anno di matrimonio, che sono aumentate del 330,6% rispetto al 2005.
Ma siamo decisamente contrari al divorzio rapido anche perché le leggi, non bisognerebbe mai dimenticarlo, non si limitano a fotografare una situazione sociale ed a normarla, bensì hanno un potente impatto pedagogico e creano mentalità e costume. Una legge come quella proposta da Brutti, se verrà approvata, avrà sicuramente l’effetto di indebolire la percezione sociale del valore di un impegno indissolubile, o, per lo meno, a lungo termine, come quello del matrimonio, perciò lo indebolirà. Come si è visto in Spagna, il divorzio rapido rafforza la concezione opposta, quella per cui il matrimonio sarebbe un impegno molto labile.
Con questa legge, come anche coi Pacs-Cus, lo Stato darebbe un pessimo messaggio ai giovani (e ai meno giovani): 'che voi facciate delle scelte impegnative, o che viviate in rapporti a tempo determinato e con «clausola di rescissione», per me è lo stesso'.
«Avvenire» del 21 dicembre 2007

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