12 ottobre 2007

Le scuole paritarie? Un affare per lo Stato

L’Agesc: le casse pubbliche risparmiano 6 miliardi
di Enrico Lenzi
Un risparmio di sei miliardi e 200 milioni di euro. A tanto ammonta, secondo un dos­sier realizzato dall’Associazione ge­nitori delle scuole cattoliche (Age­sc), il «mancato esborso» dalle cas­se dello Stato in campo educativo, dovuto proprio alla presenza degli istituti paritari. Un costo che lo Sta­to dovrebbe accollarsi interamen­te «se le nostre scuole dovessero improvvisamente chiudere e il mi­lione di studenti, dalla scuola del­l’infanzia alle superiori, si iscrives­se negli istituti statali», sottolinea Maria Grazia Colombo, presidente nazionale dell’Agesc. Cifre che sto­nano rispetto alle incredibili accu­se di presunti favori economici ver­so la scuola paritaria, quella catto­lica in particolare. «Abbiamo pre­so in esame gli stanziamenti fatti per la paritaria dal 1996 al 2006 – spiega ancora la presidente –, dun­que con la copertura di due legi­slature con governi di diverso co­lore. I dati dimostrano che l’opera­to delle diverse maggioranze suc­cedutesi al governo del Paese è sta­to ampiamente insufficiente». La situazione di partenza vedeva due capitoli di spesa nel 1996: uno per le scuole materne (intorno ai 100 milioni di euro) e uno per le e­lementari parificate (una trentina di milioni di euro), per uno stan­ziamento totale di circa 134 milio- ni. Nel 2000 venne approvata la leg­ge numero 62 sulla parità scolasti­ca, che aumentò l’importo com­plessivo di 179 milioni di euro, di cui 144,6 per le materne, 30,9 per le elementari e 3,6 per l’integra­zione degli alunni disabili. Nella Fi­nanziaria 2001, l’ultima del gover­no di centrosinistra, i contributi ar­rivarono a 473 milioni di euro, di cui 349 per le materne, 118 per le elementari, 5,5 alle secondarie e 3,6 per l’integrazione dei disabili. Do­po aver governato per i successivi cinque anni, il centrodestra portò il bilancio complessivo (Finanzia­ria 2006) a 532 milioni di euro (più 59). Cifra salita, nell’ultima Finan­ziaria 2007 del governo Prodi a 566,8 milioni con la seguente di­stribuzione: 355 alle materne, 160 alle elementari, 6,9 alle seconda­rie, 10 per l’integrazione dell’han­dicap, 4,5 per la legge 440 sulle se­condarie paritarie e 30 del bonus dei genitori per l’anno scolastico 2005/06. E proprio partendo dalle cifre 2007, il dossier dell’Agesc fa i conti in ta­sca allo Stato. A cominciare da quanto spende per ogni singolo studente. Si scopre così che un bambino della materna statale co­sta 6.116 euro, un alunno della pri­maria 7.366, uno studente delle medie 7.688 e uno delle superiori 8.108. Nello stesso tempo lo Stato, attraverso i contributi erogati in bi­lancio, spende per uno studente i­scritto alla paritaria: 584 euro alla materna, 866 alla primaria, 106 al­la media e 51 euro alle superiori. Facile a questo punto fare la diffe­renza tra le due cifre, tenendo con­to che stiamo parlando di scuole appartenenti all’unico sistema sco­lastico pubblico integrato, come re­cita l’articolo 1 della legge 62 del 2000. L’Agesc ha così calcolato che per un bambino iscritto alla ma­terna paritaria lo Stato risparmia 5.532 euro, che diventano 6.500 al­le elementari, 7.582 alle medie e raggiungono gli 8.057 alle superio­ri. Ma i «contabili» dell’associazio­ne sono andati oltre quantifican­do anche il risparmio complessivo che ottiene lo Stato non gestendo il milione di studenti degli istituti paritari: 3,436 miliardi di euro alle materne, 1,202 miliardi nelle ele­mentari, 496 milioni per le medie e 1,110 miliardi alle superiori. To­tale: 6 miliardi e 245 milioni di eu­ro che le casse dello Stato non de­vono sborsare. Sei miliardi di ri­sparmio a fronte di un investi­mento di 566 milioni. Le cifre par­lano da sole, «evidenziando la con­venienza della nostra esistenza per lo Stato – commenta la presidente dell’Agesc –. Un’evidenza così chia­ra che non si comprende come non passi l’idea che occorra evitare l’e­stinzione di questa realtà educati­va », se non altro per motivi econo­mici. E dopo aver fatto legittimamente i conti in tasca allo Stato, l’Agesc passa alla fase propositiva, rivol­gendo un appello bipartisan: «Of­friamo il nostro contributo affin­ché possa costituirsi una ampia maggioranza politica trasversale fra gli schieramenti, capace di for­nire risposte concrete alle proble­matiche delle scuole paritarie e del­le famiglie che le scelgono per i pro­pri figli». Un auspicio che si con­cretizza nella richiesta di un «in­cremento di 233,5 milioni di euro, in modo da portare l’investimento complessivo in Finanziaria 2008 a 800 milioni di euro, di cui 440 alle materne, 250 alle elementari, 40 a medie e superiori e 70 all’integra­zione per i disabili». Un aumento che corrisponde «al 3,7% di quan­to lo Stato risparmia con la man­cata frequenza delle scuole statali da parte degli studenti delle scuo­le paritarie». Del resto, sottolinea il dossier dell’Agesc, «le risorse de­stinate alle materne sono ferme, se non addirittura diminuite, già da quattro esercizi finanziari, a fron­te di un incremento dell’utenza». Nelle elementari «occorre supera­re l’esiguità dei fondi che porta ad avere istituti paritari con conven­zioni e altri privi, proprio perché i fondi non coprono tutte le realtà». Una scarsità di fondi ancora più e­vidente nel ciclo superiore, «dove bisogna passare dagli attuali 7 ad almeno 40 milioni per assegnare davvero fondi a tutti gli istituti». Spetta ora al mondo politico e al governo dare una risposta.
Avvenire dell'11 ottobre 2007

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