23 ottobre 2007

«La storia? Maestra di carriera»

Il numero uno di Alleanza: è fondamentale per entrare nel mondo del lavoro
Di Umberto Torelli
I Manager Italiani spiegano Vantaggi e Rischi della propria Laurea
Nell’accezione comune, una laurea in Lettere viene recepita come sinonimo di insegnamento. Di professore in cattedra. Oppure, nei casi più negativi, di chi si accontenta di lavori di serie B. Di fatto dei sotto-occupati. Ma non è detto. «Anche una facoltà umanistica può diventare il passe-partout per entrare in azienda. Con mansioni manageriali. E poi i ricorsi storici, studiati sui banchi universitari, aiutano a comprendere e superare le crisi che investono periodicamente ogni impresa». A parlare è Ugo Ruffolo, 58 anni, amministratore delegato di Alleanza Assicurazioni. Prima, due brillanti carriere in Imi e Fideuram. Quando fece parte del ristretto gruppo di manager che lanciarono a metà anni ‘80 la figura professionale del promotore finanziario. Dottore in Lettere con 110 e lode. Un piano di studi di venti esami, diciotto dei quali superati con valutazione 30/30. Allora lo studente Ugo Ruffolo era uno sgobbone? «Si e no. Perché all’inizio della carriera universitaria sono rimasto fermo per un anno. Ero indeciso sulla via da seguire, poi ho costruito un piano di studi incentrato in maggioranza su esami di storia. A questo punto sono andato spedito per gli altri quattro anni, con una tesi sulla "Politica economica anti inflazionistica del secondo dopoguerra" di Luigi Einaudi». Con una laurea umanistica, un giovane ha le carte in regola per guidare aziende nel settore bancario e assicurativo? «Certo. Anche se bisogna fare un distinguo. Nel mio caso, e lo consiglio a un giovane neolaureato che voglia intraprendere questa carriera, non si è trattato di lettere classiche o antiche, bensì un indirizzo con una solida base di storia economica. Per guidare compagnie di assicurazioni e banche serve un percorso di studi capace di fornire criteri di valutazione. Il background storico è risultato fondamentale per l’ingresso nel mondo del lavoro. Così sui banchi dell’università ho portato avanti due linee guida, utili poi per operare in azienda». Possiamo indicarle ai futuri laureati? «Primo. Affrontare le situazioni aziendali con consapevolezza storica. Si trovano profonde similitudini sui meccanismi di crisi e crescita, secondo i corsi e ricorsi dettati da Giambattista Vico. Ad esempio nei momenti in cui inizia un fenomeno di boom o crisi economica di un’impresa, lo spirito convenzionale del gruppo reagisce in tempi lunghi. E’qui che un manager con curriculum umanistico deve confrontare quanto sta accadendo con situazioni precedenti. E trarne una lezione per ragionare con la propria testa». Il secondo punto riguarda i rapporti interpersonali. Che cosa ha imparato in università, utile poi in azienda? «È l’elemento che fa naufragare o meno chi ha poteri decisionali. Anche in questo caso la storia mi è venuta in aiuto. Ritenere che un’azienda sia una macchina da guidare seguendo solo regole e procedure predefinite, induce in errore. Le persone con cui ci relazioniamo, vanno messe al centro. Chi è al comando deve esercitare l’autorità tenendo in considerazione la variabile "uomo". Da Cesare a Napoleone, casualità e fattore umano sono stati la chiave di successi e insuccessi». Quale può essere un punto a sfavore per chi prende una laurea in Lettere e vuole diventare manager? «Il principale "contro" di questi studi è la diffidenza quando il candidato si presenta ai primi colloqui di lavoro. Il responsabile delle risorse umane lo vede con sospetto. Un Dottore in Lettere viene recepito come soggetto poco concreto, portatore di una laurea poco spendibile. Ma devo smentire, per esperienza, questo luogo comune. Un letterato e uno storico riescono a inquadrare in modo sistematico i fenomeni economici e sociali. Misurando quello che accade ora, con quanto avvenuto in precedenza. Quindi un approccio umanistico diventa sinonimo di concretezza». Un ultimo consiglio per chi sceglie Lettere? «Il segreto per riuscire è la passione per lo studio. La fatica deve essere equilibrata da interesse e curiosità. E poi consiglio sempre il confronto critico, con professori e studenti. In università devono emergere le nostre contraddizioni, paure e debolezze. È la palestra dove si può cadere, ma bisogna imparare a rialzarsi. Presto e senza timori. Nel mondo del lavoro questo capiterà spesso. Guai a non esercitarsi prima».
Identikit
Ugo Ruffolo, classe 1949, si è laureato in Lettere all’università di Roma nel 1974. Inizia la carriera alla segreteria Studi dell’Imi, per poi passare al Servizio Finanza. Nel 1988 entra in Fideuram, in qualità di vice direttore generale area marketing, dove lancia la figura del promotore finanziario. Dall’ottobre del 2004 è amministratore delegato del gruppo Alleanza Assicurazioni. Ha fatto parte dei consigli di amministrazione delle principali società del gruppo Imi e Fideuram.
«Corriere della sera» del 19 ottobre 2007

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