17 luglio 2007

No al commercio del corpo

Nelle due prime importanti decisioni adottate ieri su compravendita di ovociti e raccolta di cellule del cordone ombelicale il fermo divieto di ogni mercificazione di parti dell’uomo
di Francesco Ognibene
Le prime due decisioni del nuovo Comitato nazionale di bioetica (Cnb), insediato a fine 2006 sotto la presidenza del giurista Francesco Paolo Casavola, sono un segnale chiarissimo a difesa della persona, un duplice pronunciamento che pone un argine importante contro l'uso strumentale dell'uomo.
Ieri infatti il Cnb ha approvato a maggioranza due documenti - sulla compravendita di ovociti e sull'uso di cellule staminali derivate da cordone ombelicale - nei quali si enuncia il no al commercio di parti del nostro corpo. «È convinzione del Cnb - si legge in un comunicato - che debba essere costantemente ribadito il divieto di ogni commercializzazione del corpo umano e di ogni sua parte, sia in forma diretta, attraverso atti di compravendita, che in forma indiretta, attraverso indennità o rimborsi non giustificati». La prima mozione, proposta da Assuntina Morresi, Laura Palazzani e Lucetta Scaraffia, denuncia che «la cessione di ovociti a fini procreativi e di ricerca scientifica è un fenomeno in continua espansione in numerosi Paesi» - è il caso dell'Inghilterra - dove si ricorre a espressioni ingannevoli come «"donazioni a pagamento"» per «"fini puramente altruistici"». Il Cnb esprime al convinzione che «la cessione degli ovociti umani a scopo di profitto risulti lesiva della dignità della donna, pregiudicandone anche l'integrità psico-fisica, tenda inevitabilmente a ridurne l'effettivo esercizio della libertà di scelta, alteri i delicati equilibri dell'alleanza terapeutica tra medico e paziente, costituisca una grave forma di abuso dello stato di necessità in cui si trovano i soggetti più deboli, per motivi economici o per età».
Altrettanto netto è il «divieto di ricavare profitto dal corpo umano o dalle sue parti» espresso nella mozione sulle cellule cordonali proposta da Luca Marini, vicepresidente del Comitato. Anche questo documento parte dalla constatazione che siamo di fronte a «un fenomeno in espansione, sia in Italia che nel resto d'Europa», vale a d ire «la raccolta e la conservazione delle cellule staminali derivate da cordone ombelicale» attorno alle quali si concentra l'attività delle «biobanche». A regolare la materia nel nostro Paese è oggi la recente ordinanza del ministro della Salute che però presto potrebbe essere scavalcata dal recepimento dell'insidiosa direttiva 23/2004 del Parlamento europeo, con la quale si apre agli interessi di aziende private sul "ciclo" delle cellule da cordone.
Per questo il Cnb ricorda il «divieto di ricavare profitto» da parti del corpo messe in vendita e auspica che «la raccolta e la conservazione delle cellule staminali cordonali, se autorizzate presso strutture private, debbano essere sottoposte a un regime di autorizzazioni che consenta l'effettivo esercizio delle forme di controllo pubblico previste dalla direttiva comunitaria», rispettando «il principio della non commerciabilità del corpo umano in quanto tale», «senza equivoci» sulla «volontarietà e gratuità» della donazione di sangue cordonale.
Un terzo documento sul «destino degli embrioni» ottenuti con fecondazione assistita e «non più impiantabili» è stato rinviato alla sessione di settembre. Ieri intanto il senatore ds Ignazio Marino ha annunciato che presenterà un progetto di legge per l'adozione degli embrioni congelati e abbandonati.
«Avvenire» del 14 luglio 2007

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