20 febbraio 2007

Fenomeno Moccia, scacco matto ai critici

Il nuovo romanzo in pochi giorni è già un bestseller. Faletti: vende milioni di copie ma è vittima dei pregiudizi
di Cristina Taglietti
Ignorato dai recensori, amato dai ragazzi. E per la destra ora è un’icona. DAL LIBRO AL CINEMA Un caso esploso con «Tre metri sopra il cielo» E ora anche un film tratto dal secondo titolo: «Ho voglia di te»
Fenomeno Moccia, atto terzo. Cambiano i protagonisti (la saga di Step lascia il posto a Niki e Alex), cambia l’amore (qui non è più tra adolescenti ma tra una diciassettenne e un trentasettenne), cambia persino l’editore (da Feltrinelli a Rizzoli), ma il successo rimane. E per molti rimane inspiegabile. Uscito in libreria soltanto dieci giorni fa, Scusa ma ti chiamo amore, nuova prova narrativa dello scrittore romano, ha messo in fila le «mocciose» facendo gridare al miracolo e conquistato in quattro e quattr’otto la classifica dei libri più venduti. Il tutto nella (quasi) totale indifferenza dei critici, se si eccettua Antonio D’Orrico che sul «Magazine» del «Corriere» ha dedicato al fenomeno Moccia un servizio da copertina. Al punto che ieri «Il secolo d’Italia», ha sentito il bisogno di spezzare una lancia a favore di uno scrittore che non ha mai avuto problemi a dichiararsi apertamente di destra (mettendo qualche volta in imbarazzo l’editore Feltrinelli, bandiera della sinistra editoriale), usando per lui la parola «letteratura». «Il bestseller di Moccia va trattato con rispetto e interesse - ha scritto Valter Delle Donne sul quotidiano di Alleanza nazionale - smontando le tante banalità che riguardano la sua produzione». Il merito di questo, come degli altri romanzi di Moccia, sarebbero, secondo il quotidiano, «una tecnica narrativa impeccabile» associata a «un linguaggio elementare e mai sciatto». Ma soprattutto la capacità di «fotografare in maniera nitida la nostra società», luoghi, posti, ragazzi e ragazze che sono nei nostri licei, professionisti che lavorano accanto a noi, uomini e donne che incontriamo sulla metropolitana o al supermercato, un realismo diaristico che «rappresenta una sorta di documentazione dell’Italia dell’anno 2007» «raccontata meglio di tante noiose e tristi analisi sociologiche». Esattamente il contrario di quanto aveva scritto l’Unità lo scorso anno, in occasione dell’uscita di Ho voglia di te, liquidato come un romanzo che più che raccontare la nostra società, racconta un fazzoletto di terra, il quartiere borghese di Vigna Clara, a Roma Nord, e le gesta di un picchiatore, un fascistello (Step) con il vizio di menare le mani e delle corse in moto. E se anche uno scrittore raffinato come Erri De Luca, interrogato da Daria Bignardi a «Le invasioni barbariche» ha dimostrato di conoscere il fenomeno cult degli adolescenti, Giorgio Faletti, altro scrittore popolare dalle grandi tirature riconosce, nel caso Moccia, i segni di una forza narrativa che si impone a dispetto delle critiche. «Mi sembra la solita equazione tanta quantità, poca qualità. Un’equazione sbagliata se è vero che Il vecchio e il mare di Hemingway, quando uscì la prima volta sulla rivista "Life" vendette cento milioni di copie. Un po’come il caso Harry Potter, che io adoro, o come Dan Brown. Io parto da un presupposto: se uno scrittore vende 40 milioni di copie nel mondo vuol dire che qualcosa di vero c’è. Non ci sono 40 milioni di lettori che non hanno capito niente. Diciamo che di solito il tempo fa giustizia, per cui se un libro vale, rimane. Vedremo se sarà il caso di Moccia. Di certo è che se è riuscito a convincere tanti ragazzi che di solito non leggono a fare la coda in libreria, vuol dire che ha toccato delle corde che altri, prima di lui, non hanno saputo toccare». Un bisogno che ruota intorno all’amore (per alcuni Moccia è la Liala degli adolescenti contemporanei) confermato anche da altri successi di stagione, come il film Manuale d’amore 2 o come il seguito di Notte prima degli esami, grandi exploit da botteghino spesso bastonati dalla critica. E forse, nel caso Moccia, non basta a spiegare il boom la potente macchina promozionale messa in moto dal nuovo editore: un tour in autobus con trenta lettrici scelte attraverso un concorso, notti bianche, siti, forum, merchandising vario uniti all’arrivo sugli schermi (il 9 marzo) di Ho voglia di te, con Laura Chiatti e il sex symbol Riccardo Scamarcio. In fondo il boom di Tre metri sopra il cielo è partito dal passaparola, quando, edito a spese di Moccia da un piccolo editore prima che lo scoprisse Feltrinelli, veniva fotocopiato e scambiato dai ragazzi romani. Per spiegare il successo nazionale non basta, d’altronde, neppure il grande spot della Roma da bere con tanto di ristoranti giusti (tutti rigorosamente provati dall’autore, come recita la quarta di copertina), gelaterie buonissime, locali alternativi, cocktail bar fighissimi, né la dittatura del logo, delle firme, disseminate a manciate tra le pagine, dove non si risponde al telefono ma al Nokia (o al Motorola) dove si mettono scarpe Adidas e vestiti Onyx, si gira con la miniauto Aixam o con la Mercedes ML. Il dubbio è che forse, più che raccontare ciò che gli adolescenti sono, Moccia racconti quello che vorrebbero essere.
«Corriere della sera» del 18 febbraio 2007

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