05 settembre 2006

Dante? Oggi farebbe il regista

Film dopo film, nei cento e passa anni della sua storia, il cinema ha tracciato una grande Cosmologia. Ha esplorato l'ambiente in cui viviamo e i nostri comportamenti, ha costruito una sorta di mappa della terra, della mente e del corpo. Il più grande autore italiato certo avrebbe apprezzato
Di Francesco Casetti
I gironi infernali sono ben rappresentati dai labirinti mentali delle pellicole di Cronenberg, come «La mosca» e «Spider»; o dalle anime desolate di «Dogville» di Von Trier. E il Titanic potrebbe prendere il posto della barca di Caronte...

Se Dante dovesse comporre oggi la sua Divina Commedia, non è da escludere che lo farebbe con il cinema. Magari sarebbe a Venezia, in corsa per un Leone d'Oro: stroncato dai critici, che per abitudine non amano il cinema italiano; e amato dal pubblico cinefilo, che per tradizione adora i progetti un po' folli.
Del resto il cinema si adatta benissimo ad alcune idee di Dante. Innanzitutto è uno strumento che soddisfa sia il bisogno di esprimersi che la volontà di comunicare. Serve per dire di sé, e spinge a mettersi in contatto con gli altri; si apre alla poesia, e persegue la popolarità. Poi il cinema è il linguaggio del nostro tempo. Riflette la maniera in cui noi oggi guardiamo il mondo, e sintetizza nei suoi racconti la maniera in cui noi possiamo trattarlo. Infine il cinema è il luogo per eccellenza della visionarietà. Dispiega la realtà davanti ai nostri occhi, e nello stesso tempo ci spinge a guardar oltre: sullo schermo le cose appaiono per quelle che sono, nella loro impietosa verità, e insieme disegnano un mondo possibile, quale non ci è dato mai di vedere, ma solo di immaginare, di sognare, forse di temere. Nella capacità di unire arte e popolarità, forza espressiva e senso dell'attualità, ritratto dell'esistente e costruzione del possibile, il cinema mette in campo alcune caratteristiche che hanno fatto grande il lavoro di Dante. Non a caso si dice che esso è l'erede odierno della letteratura: è al cinema che l'uomo d'oggi si interroga se stesso e quanto lo circonda.
Ma c'è una ragione forse più sottile che spingerebbe Dante a trasformarsi in cineasta. Film dopo film, quello che sullo schermo si è via via dispiegata è stata una grande Cosmologia. Nei cento e passa anni della sua storia, il cinema ha esplorato l'ambiente in cui viviamo, i modi in cui ci comportiamo, il flusso dei nostri pensieri, e in questo modo ha costruito una sorta di "mappa" della Terra, della Mente e del Corpo, con un suo ordine interno e un suo preciso orizzonte. Per Dante che si appresta a comporre la sua Commedia, misurarsi con la Cosmologia del cinema sarebbe un invito ghiotto. Troverebbe qui i suoi riferimenti più suggestivi: il Titanic potrebbe prendere il posto della barca di Caronte, con la folla che avverso la perdizione; le trincee infuocate di un film di guerra potrebbero figurare la città di Dite, con l'espandersi incontrollato della fiamma; l'immersione nello sterco della seconda bolgia potrebbe trasformarsi nell'attraversamento di una città notturna in un noir americano (tutto puzza…); e infine la vicenda di Paolo e Francesca prendere le vesti di un amor fou melodrammatico (ma escluderei Nove settimane e mezzo per ragioni estetiche…).
Al di là delle ipotesi scherzose, è indubbiamente vero che il cinema ha offerto una sua immagine di che cosa può essere oggi l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, con i loro cerchi, bolge, gironi e cieli. Se pensiamo all'Inferno, ecco che possono venire in mente i grandi labirinti mentali disegnati da Cronenberg, il regista de La mosca, di Crash, di Spider, in cui individui mossi da ambizioni senza costrutto o da un istinto senza volontà si trovano alla fine prigionieri. O le anime desolate di von Trier, il regista de Le onde del destino o di Dogville, per le quali il desiderio del bene si trasforma in allucinante macchina del male. Il Purgatorio può invece essere collocato negli spazi della prateria così come ce li hanno disegnati i western di Ford o di Walsh. È qui infatti che si realizza una traversata e insieme si esercita una attesa: il tempo scorre ed insieme è sospeso, fino a che un momento decisivo, il duello finale, restituisce il regno del giusto e del vero. Il Paradiso ovviamente è il più difficile da trovare: ma più che le scenette di felicità domestica di una commedia americana, si potrebbe pensare ai momenti di autentica rivelazione che punteggiano i drammi. Un esempio? L'idillio parigino di Casablanca, in cui lui e lei scoprono la felicità - e sono anche sicuri di essersela meritata. Certo, la guerra incombe, e c'è un altro destino che li aspetta: ma nel finale, in cui Rick lascia partire Ilse con Lazlo, si ristabiliscono le condizioni della beatitudine, o perlomeno della pace con se stessi (anche se poi siamo sempre nella sfera degli amori umani, dove nulla, neanche la parola Fine, lascia una certezza).
Dunque Dante cineasta sarebbe in buona compagnia. Si ritroverebbe con i Welles, i Kubrick, i Coppola, registi che senza dirlo e senza saperlo hanno composto una loro Commedia. In Italia (ammesso che non se ne fosse andato in esilio, a produrre altrove il suo film) si ritroverebbe con Olmi: il nostro regista che meglio di tutti, dipingendo la quotidianità del passato (L'albero degli zoccoli), quella sofferta del presente (La circostanza), quella della storia (Il mestiere delle armi) e quella del mito (Cantando dietro i paraventi) ci ha raccontato come il Inferno, Purgatorio e Paradiso si possano sperimentare dentro le nostre esistenze.

Rassegna a Ravenna
«Amor ch'e' ditta dentro». Una settimana sulle tre cantiche
L'immortalità e l'attualità dell'opera di Dante sono il fulcro di una settimana di incontri, musica e cinema nel segno del grande Fiorentino, che si terranno a Ravenna dal 9 al 16 settembre. Una rassegna che andrà ad affiancare le ormai tradizionali celebrazioni del «Settembre dantesco» sottolineando il ruolo della città romagnola come ultima simbolica patria del poeta. La direzione artistica dell'evento è affidata a Davide Rondoni, direttore del Centro di poesia contemporanea dell'Università di Bologna. Tra gli ospiti, Aurelio Picca, David Riondino, Piero Boitani, Eugenio Cappuccio, Vincenzo Mollica, Sandro Lombardi, Marino Bartoletti, Franco Loi. Sabato 9 settembre, come elaborazione di un'idea che fu di Vincenzo Monti, il festival si aprirà con un corteo che porterà la fiamma per l'accensione della lampada da San Vitale fino alla tomba di Dante. La rassegna sarà scandita da una serie di appuntamenti quotidiani, con sultabili sul sito www.dante09.it, secondo le sezioni «Il mio Dante», «Eventi» e «Musica e poesia». Qui pubblichiamo l'intervento che Francesco Casetti, ordinario di storia del cinema e della televisione all'Università Cattolica di Milano, terrà martedì 12 settembre, presentando una rassegna cinematografica sui film che sarebbero piaciuti a Dante o che Dante avrebbe voluto girare. Alla serata interverrà come ospite Vincenzo Mollica che racconterà dell'«Inferno» che voleva girare Federico Fellini.
«Avvenire» del 3 settembre 2006

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