19 giugno 2006

Un piano del Kgb per arruolare Feltrinelli

di Vittorio Strada
La rivelazione del funzionario che portò in Italia «Il dottor Zivago»
Il libro sul «Caso Pasternak» di Sergio d' Angelo, inviato del Pci presso la radio sovietica
Un libro che si intitola Il caso Pasternak dice chiaramente al lettore di che cosa tratta: lo «scandalo» provocato dalla pubblicazione del Dottor Zivago non là dove questo romanzo fu meditato e scritto, la Russia nella sua ipostasi sovietica, ma in Occidente, in prima edizione mondiale in Italia (novembre 1957), perché le autorità comuniste lo avevano vietato nel Paese a loro sottomesso. Lo scandalo si aggravò quando a Pasternak fu attribuito il Premio Nobel per la letteratura e il Cremlino scatenò una vera e propria campagna persecutoria contro il poeta, avvelenandogli gli ultimi anni di vita. Il nome dell' autore del libro, Sergio d' Angelo, dice poco ai più dei lettori, ma in realtà è importante non meno del tema enunciato nel titolo poiché si tratta non di uno studioso estraneo al «caso», ma di un suo protagonista: d' Angelo, che in quegli anni operava a Mosca come inviato del Pci presso la redazione della radio sovietica per l' Italia, collaborava con Giangiacomo Feltrinelli, allora anch' egli comunista, al quale trasmise il dattiloscritto del romanzo da lui ricevuto direttamente da Pasternak. Il libro in questione (Sergio d' Angelo, Il caso Pasternak. Storia della persecuzione di un genio, Edizioni Bietti, pagine 279, 18) suscita quindi l' interesse di una testimonianza. Va subito precisato che quando Pasternak fece pervenire, tramite d' Angelo, il testo del suo romanzo, che per lui costituiva l' opera somma di tutta la sua attività creativa, all' editore italiano, formalmente non commetteva un illecito di fronte alle pur draconiane leggi del suo Paese, poiché Il dottor Zivago era allora annunciato di prossima pubblicazione nell' Urss e l' invio anticipato del testo a Feltrinelli doveva servire a preparare tempestivamente la traduzione da pubblicare subito dopo l' uscita dell' edizione sovietica. È vero che Pasternak era assai scettico su questa promessa pubblicazione del suo libro in patria, scetticismo più che giustificato dal corso successivo degli eventi, quando la censura ideologica del Partito comunista, suffragata anche dagli scrittori sovietici più ligi al potere, calò come una ghigliottina sul capolavoro. Non lo uccise, tuttavia, perché, nonostante le pressioni esercitate sull' editore italiano dalla dirigenza politica e culturale anche del suo partito, il Pci, su sollecitazione sovietica, Il dottor Zivago vide felicemente la luce e iniziò il suo fortunato cammino nel mondo, arrivando al suo naturale lettore, in Russia, molti anni dopo, nel 1988, quando ormai il comunismo sovietico era in coma. Bisogna rendere merito di questa vittoria della libertà della parola poetica, anzi della parola in quanto tale, all' editore Feltrinelli, certamente, ma anche ai suoi collaboratori, Sergio d' Angelo, in primo luogo, Valerio Riva, allora autorevole consigliere del giovane editore, e Pietro Zveteremich, traduttore del romanzo, che ne caldeggiò la pubblicazione quando questa era insidiata dalle pressioni politiche. Libro interessante, dunque, non tanto però per la parte sovietica, riguardante cioè le vicende che precedettero la pubblicazione e che per lo più erano già note, quanto per la parte italiana, cioè per i retroscena, se così si può dire, interni alla casa editrice, con i successivi complicati rapporti finanziari tra d' Angelo e Feltrinelli, e con le loro pesanti ricadute sugli eredi di Pasternak, in particolare su Olga Ivinskaja, fedele amata del poeta, sulla quale il potere sovietico sfogò la sua ottusa furia dopo la sconfitta. Senza entrare nelle complicate vicende giudiziarie tra Feltrinelli e d' Angelo, da questi estesamente raccontate, è il ritratto, in parte inedito, dell' editore milanese, prima comunista e poi guerrigliero, che si delinea nel libro a suscitare interesse, in particolare là dove d' Angelo parla di un' azione del Kgb per «trasformare Feltrinelli in un volonteroso finanziatore dei gruppi e gruppuscoli eversivi». Ma l' impressione più tetra suscitata dal «caso Pasternak», come poi dal «caso Solgenitsin» e da tutti gli altri numerosi casi del dissenso sovietico, è quella di un regime, e della sua confacente ideologia, che nel corso di tutta la sua storia, oltre a commettere orrendi crimini, cercò sistematicamente di soffocare ogni espressione di libero pensiero, lasciando dietro di sé un immane cimitero di corpi e di coscienze.
«Il dottor Zivago» è l'unico romanzo di Boris Pasternak, poeta e scrittore russo Osteggiato in patria, fu pubblicato nel 1957 in Italia da Giangiacomo Feltrinelli. Il libro valse il Nobel all'autore, che fu costretto a rinunciare per le polemiche russe.
Corriere della sera del 16 giugno 2006

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